L’ufficio studi della Uila-Uil analizza i dati del ministero dell’Interno
Le domande di regolarizzazione provenienti dal settore agricolo presentate al 30 giugno hanno raggiunto quota 8.310, pari al 12% su un totale di 69.721 contro le 61.411 (88%) che provengono dal lavoro domestico. Considerando anche le 10.745 domande ancora “in bozza”, sempre al 30 giugno, l’incidenza del settore agricolo sale un po’ con altre 2.529 richieste. È quanto emerge dai dati diffusi oggi dal Ministero dell’Interno ed elaborati dall’ufficio studi della Uila-Uil.
Delle 8.310 domande inviate relative al lavoro subordinato, 54 riguardano la pesca, le altre sono tutte agricole, osserva l’ufficio studi Uila-Uil. Nella graduatoria per Regione, e sempre relativamente al solo comparto agricolo, al primo posto c’è la Campania (2.450 richieste), seguita da Sicilia (1.273), Lazio (1.108) e Puglia (611). Tra le province, al primo posto Caserta (1063 richieste), seguita da Ragusa (779), Latina (690), Salerno (684) e Napoli (580). Per quanto riguarda, invece, i paesi di provenienza dei lavoratori per i quali è richiesta la regolarizzazione, i primi tre sono: Albania (1.783 domande), Marocco (1590), India (1584). I datori di lavoro che regolarizzano sono per il 90% italiani (7.451 domande), mentre le restanti domande sono state presentate da imprenditori agricoli di Albania (218), Marocco (138), India (106).
Rispetto ai numeri previsti per il settore agricolo, osserva l’ufficio studi, siamo molto al di sotto di tutte le stime finora considerate sia rispetto alla reale consistenza del lavoro irregolare, sia rispetto alla supposta carenza di manodopera straniera conseguente l’emergenza Covid-19. Rispetto ai numeri diffusi 15 giorni fa, il numero di domande complessivo è triplicato ma le proporzioni tra i settori di provenienza è rimasto pressoché costante. Un ulteriore dato diffuso è quello delle 3.231 richieste di permesso di soggiorno temporaneo, ai sensi del comma 2 della procedura che riguarda i titolari di permessi di soggiorno scaduti dopo il 31 ottobre 2019, quasi tutti ascrivibili al settore agricolo.
L’ufficio studi precisa che non risulta ancora approvato il decreto interministeriale che deve fissare l’ammontare del contributo forfettario dovuto dal datore di lavoro per sanare gli anni pregressi. L’emanazione di questo decreto potrebbe dare maggiore slancio alla richiesta di regolarizzazione da parte delle imprese.