Dichiarazione del segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza
“Apprezziamo che il Governo non abbia inserito nel decreto fiscale la tassa sulla plastica e quella sulle bibite gassate. Ci auguriamo che questo sia il primo passo per non riproporle più e che il Governo trovi in altro modo le risorse utili a far quadrare i conti della legge di stabilità evitando scelte punitive per consumatori e lavoratori”.
Lo afferma il segretario generale Uila Stefano Mantegazza in merito alla scelta del Governo di non inserire le due tasse nel decreto fiscale appena varato.
“Il combinato disposto di una tassazione sullo zucchero e sulla plastica metterebbe a rischio in un colpo solo interi settori produttivi: non promuovendo affatto l’ambiente, ma penalizzando i prodotti e non i comportamenti, esse rappresentano in realtà solo un modo per fare cassa a carico dei consumatori, mettendo a rischio molte migliaia di posti di lavoro” aggiunge Mantegazza. “Diversi anni fa l’Unione Europea ci ha costretto a smettere di produrre tabacco, al termine di una ben orchestrata campagna contro il fumo. Chi ha smesso, ha fatto bene. Tutti gli altri fumano tabacco non italiano. Accadrebbe lo stesso con la plastica e le bibite dolci” prosegue per poi spiegare che “per quanto riguarda la plastica, una tassa di un euro al kilo, cioè superiore al valore della materia prima (0,90 cents), comporta il rischio che imballaggi o bottiglie non siano più prodotte in Italia, ma importate da altri paesi. Oltretutto senza distinzione alcuna. Senza tenere conto, ad esempio, che la plastica utilizzata dall’industria delle acque minerali è riciclabile al 100% e riutilizzabile fino al 50% nella fabbricazione di nuove bottiglie realizzando così l’obbiettivo della cosiddetta economia circolare”.
“La stessa preoccupazione abbiamo sulla “sugar tax” aggiunge il segretario generale Uila. “Se da un lato sono giuste le campagne di informazioni affinché i consumatori non abusino di cibi o bevande che, consumati in eccesso, hanno sempre ricadute dannose per la salute, dall’altro sono sbagliate tasse di scopo che favoriscono le importazioni a danno del “fatto in Italia”.