È stato presentato a Napoli, il 5 luglio, il progetto “Labour-int2”, promosso dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), finanziato dall’Unione europea e realizzato da Fai, Flai, Uila, della Campania, dalla Copagri Campania e dalle associazioni Apeiron e Less.
Nella sua introduzione, Emilio Saggese, segretario regionale Uila Campania, ha spiegato che:
“Il progetto mira in particolare a favorire le opportunità di lavoro legale nel settore agricolo dei migranti (rifugiati o richiedenti asilo) ospitati nei centri di accoglienza o insediati nei centri urbani che molto spesso sono vittime del caporalato. Ciò avverrà in rapporto alle esigenze occupazionali e ai fabbisogni formativi delle aziende agricole, in particolare della Copagri e in collaborazione con l’Ente bilaterale territoriale di Napoli”.
In conclusione, il segretario generale Uila, Stefano Mantegazza, ha voluto collegare passato, presente e futuro dell’Italia in una storia inscindibile dalle problematiche e dalle risorse legate all’immigrazione.
“Svolgiamo questo convegno, questa nostra iniziativa, che è di straordinaria importanza, in un contesto molto difficile, con un Governo che sul tema dell’immigrazione parla ormai da molti mesi alla pancia del Paese.
Non al cuore e non alla testa, instillando le peggiori preoccupazioni nei cittadini.
Parla in maniera così violenta da farci correre il rischio di dimenticare anche la nostra storia.
Ricordo a tutti noi un libro straordinario dal quale si vuole che abbia inizio la nostra storia: l’Eneide.
Enea viene indicato come colui che ha fondato l’Italia, e Virgilio ce lo presenta come un uomo in fuga da Troia. Che, se esistesse oggi, sarebbe una città della Turchia.
Le prime pagine dell’Eneide si aprono con Enea che scappa da questa città in fiamme, distrutta dopo una guerra durata dieci anni.
Di notte, si imbarca, per scappare, con il vecchio padre sulle spalle, il ricordo della moglie morta, il figlio in una mano e nell’altra i suoi dei, quelli che tenevano in casa e che pregavano.
Questa è l’immagine con cui si apre la storia che dà inizio al nostro Paese, e che noi non dobbiamo dimenticare mai.
Così come non dobbiamo dimenticare mai che il Mediterraneo, già allora, era un luogo dove i popoli si incontrano e si scontrano, in un crogiolo infinito e dove l’immigrazione è un tema che fa la storia di tutti questi nostri paesi.
Parla alla pancia, questo Governo, e non al cuore; dimenticando che quando una persona è in mare e sta affogando, non gli dobbiamo chiedere il passaporto, non gli dobbiamo chiedere lo status che ha o da dove scappa, ma lo dobbiamo semplicemente salvare.
Parla alla pancia e non alla testa, perché si dimentica di dire agli Italiani che anche l’anno scorso il saldo fra nati e morti in questo Paese fa segnare meno 200mila. Come se una città grande come Padova fosse sparita improvvisamente; è un dato triste che però ci accompagna ormai da diversi anni.
Questo vuol dire che avremmo bisogno di una politica migratori diversa, sicuramente una politica che vada a guardare l’utilità con cui queste persone possono essere impiegate nel nostro paese, rendendosi conto del bisogno che ne abbiamo, se non vogliamo che questo Paese, che continua a invecchiare, debba poi rinunciare progressivamente a tutta una serie di opportunità.
Con meno giovani e più anziani, il welfare è seriamente a rischio; e questa è solo una delle tante altre difficoltà immaginabili.
In un momento come questo, questo progetto ha la grande virtù di indicare la strada, il percorso che noi vorremmo sviluppare in tutta Italia.
Il sindacato si è battuto con forza contro il caporalato e il lavoro nero, abbiamo scritto noi la legge 199 e siamo riusciti a farla approvare in Parlamento, con tante difficoltà e ancora incompleta rispetto al nostro progetto che è quello di creare, attraverso la rete del lavoro agricolo, l’incontro trasparente e premiante tra domanda e offerta di lavoro, unica valida alternativa al mercato del lavoro gestito dai caporali”.