Raffaella Sette, responsabile Uila nazionale salute e sicurezza è intervenuta alla Presentazione del progetto Meta-Rls realizzato da INAIL e Ats Meta Rls, università di Perugia Unipg, Università della Tuscia Unitus, associazione degli allevatori del Friuli Venezia Giulia, Uila e Uimec di Viterbo.
Vorrei innanzitutto rivolgere un apprezzamento a tutti coloro che hanno insieme lavorato per l’avvio del progetto “META – RLS” perché ognuno per la propria parte di responsabilità, ha il dovere di operare e di agire affinché, ogni anno, non ci siano più centinaia di migliaia di infortunati e centinaia di morti.
Il contatore delle morti bianche continua a correre avanti: è inaccettabile ed occorre fermarlo, perché è inconcepibile perdere la vita mentre si svolge il proprio lavoro. Una vera strage.
Secondo la RELAZIONE ANNUALE dell’Inail, presentata pochi giorni fa dal Pres. Di Felice, riguardo gli infortuni, l’ente ha registrato lo scorso anno circa 645 mila denunce, in diminuzione dello 0,30% rispetto al 2017; gli incidenti mortali sono aumentati del 6,1% attestandosi a quota 1218 casi e in particolare quelli accertati sul luogo di lavoro crescono del 4,5% con 704 infortuni mortali. Rispetto ai primi 5 mesi del 2019, si sono registrate 391 denunce di casi mortali, due in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Meritano un accenno anche le attività di controllo del’Inail: l’ente ha effettuato verifiche su 15.828 aziende, riscontrando irregolarità nell’89,35% dei casi e in seguito ai controlli sono stati regolarizzati 41.674 lavoratori.
È significativo a questo proposito sottolineare l’impatto negativo del lavoro sommerso e irregolare, proprio perché è lì che le condizioni di salute dei lavoratori sono spesso poco tutelate o del tutto ignorate; anche la mancata denuncia di una numerosa quota di infortuni e incidenti, costituisce un serio problema, con ripercussioni su diversi aspetti dell’attività produttiva, non ultimo quello della sicurezza dei lavoratori.
Per il sindacato la questione della salute e sicurezza sul lavoro è una priorità e un’emergenza: proteggere la salute e la vita è ancora oggi, ahimè, un’attività di primo piano e una delle rivendicazioni che i lavoratori ci delegano.
La sfida più ardua è generare un cambio di cultura ed individuare gli strumenti più adatti per una corretta applicazione delle norme esistenti. Da anni puntiamo sulla “cultura della prevenzione”, che vuol dire “cultura della conoscenza” e solo progetti di ricerca come questi permettono di offrire quel bagaglio utile di conoscenze per proporre azioni correttive e migliorative.
L’Italia è attenta al tema della sicurezza sul lavoro, fin da oltre 50 anni, quando impose per legge alle imprese di adottare “le migliori cautele antinfortunistiche disponibili allo stato delle conoscenze” e di adeguarle al progredire della scienza e delle tecnologie. Poi oltre 20 anni fa, il D.lgs. 626/1994 andò oltre, con l’istituzione obbligatoria in tutte le aziende del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls). Con il Testo unico del 2008 poi, i suoi compiti, incarichi, impegni formativi, sono stati ben definiti eppure le perplessità, i dubbi e le difficoltà che continuamente emergono inducono ad un necessario approfondimento del loro ruolo.
Eppure, a distanza di oltre 10 anni dall’81, la situazione non è molto diversa da quella del 2008, soprattutto perché dal punto di vista legislativo, mancano ancora dei decreti attuativi rispetto ai settori della pesca, delle forze armate e di polizie, e dei trasporti che gridano vendetta.
La UE si è dotata nel tempo di uno strumento programmatico a cadenza pluriennale quale la Strategia per la salute e sicurezza sul lavoro, nel quale vengono indicati i punti di priorità sui quali concentrare l’impegno in modo sinergico e partecipato, da parte degli attori della prevenzione intesi come istituzioni e parti sociali. Nel quadro delineato dalla Strategia comunitaria ogni Paese, indicando le priorità, gli investimenti da realizzare, i passi da compiere e i soggetti chiamati a concretizzare gli interventi, ha steso la propria Strategia Nazionale. L’Italia, ad oggi, è l’unico paese dell’Unione a non avere ancora una propria Strategia Nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro. Ed è l’unico che non l’ha neanche mai avuta.
Il dotarsi di una Strategia come sistema Paese, significherebbe definire, in un arco di tempo ampio, le politiche di prevenzione da attuare, le risorse da impiegare, le sinergie da creare, gli obiettivi da raggiungere e i sistemi di valutazione, di percorso e di risultato, da impiegare; potendo tracciare, nel perimetro temporale della Strategia, piani e programmi annuali di intervento mirati.
Riteniamo che Rls e Rlst debbano uscire dalla solitudine in cui spesso operano, e debbano essere supportati da un efficace rilancio dell’impegno da ambo le parti, datori di lavoro e sindacato.
Bisogna partire dalla formazione: è strategica, è un valore aggiunto inequivocabile per aziende e lavoratori, non è più tollerabile che venga considerata un costo, ed ogni risorsa disponibile andrebbe indirizzata ad aggiornamenti continui, a momenti di incontro ed iniziative sui territori, nelle scuole, nelle aziende.
A tal proposito ci preoccupano i tagli all’Inail sugli stanziamenti ai sensi dell’art. 11 c.5 del D.Lgs. 81/2008 di 310 mln€ nel triennio 2019/2021 e di alri 101 mln€ come taglio agli OT23.
L’agricoltura, lo sappiamo, è uno dei settori a maggior rischio, sia per entità che per frequenza di infortuni denunciati. Assumono carattere di attenzione prioritaria il rischio da movimentazione manuale dei carichi, quello legato all’uso di sostanze pericolose e da contatto con agenti biologici, il rischio dovuto alla presenza di linee elettriche aeree ed alcuni aspetti riconducibili al rischio da esposizione al rumore.
Il mondo agricolo è alquanto variegato per una pluralità di fattori, da quelli naturali legati all’orografia, al tipo di terreno e al clima, a quelli culturali e a quelli tecnologici e di organizzazione delle lavorazioni. Un mondo nel quale accanto a macchinari estremamente avanzati che fanno ampio uso di tecnologie digitali continuano a coesistere trattori e macchine agricole talvolta obsolete. Una caratteristica dell’agricoltura italiana è la variabilità nell’anno delle lavorazioni e della forza lavoro che vede l’avvicendarsi di lavoratori stagionali sia italiani che stranieri, talora impiegati con rapporti di lavoro irregolari e non addestrati. L’insieme di questi elementi amplifica le criticità di un’attività comunque rischiosa per diversi fattori.
Sono da considerare anche i rischi insiti nel lavoro all’aperto soprattutto in questi mesi estivi quando le elevate temperature, la scarsa idratazione e i turni di lavoro possono determinare effetti che vanno da malori lievi a pericolosi colpi di calore.
Per quanto ci riguarda, è nella contrattazione che in via prioritaria la Salute e la Sicurezza sul lavoro devono trovare la necessaria collocazione al fine di implementare le basi minime indicate dalla normativa vigente e rendere concreto il miglioramento delle condizioni di lavoro tenendo conto delle diversità legate all’età, al genere, alla provenienza geografica e tipologia contrattuale a cui sono legati diversi e molteplici fattori di rischio dovuti per es. all’ergonomicità delle prestazioni lavorative che comportano diversi disturbi muscolo scheletrici a seconda dell’età, dell’altezza, se donna o uomo!
E’ stato di gran rilievo la sottoscrizione dell’accordo per il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale in occasione dell’ultimo rinnovo del CCNL operai agricoli e florovivaisti (18 giugno 2018) che interessa oltre un milione di lavoratori, frutto dell’impegno comune delle Parti di voler concretamente favorire e sviluppare politiche efficaci di prevenzione a sostegno dei lavoratori e datori di lavoro. E proprio qui a Viterbo, sono stati precursori con un precedente accordo del 20 febbraio.
Non intendo riprendere nei dettagli l’accordo, ma è opportuno evidenziare alcuni aspetti:
– visto il tessuto produttivo che caratterizza il nostro paese, fatto da piccole e piccolissime aziende ribadiamo l’importanza della costituzione dei Rlst per permettere anche ai lavoratori che si trovano nelle micro aziende, di poter esigere il proprio diritto alla sicurezza;
– è necessario evidenziare l’importanza della Bilateralità nel settore agricolo (attraverso gli EBAN) che può realmente facilitare ed agevolare la creazione e l’operatività dei Rlst, mediante l’impegno comune e le risorse economiche a disposizione;
– inoltre, la scelta che la rappresentanza dell’RLST sia incompatibile con l’esercizio di altre funzioni sindacali operative nonché con il ruolo di componente degli organismi paritetici provinciali al fine di garantire massima efficacia alla funzione.
Concludendo, voglio sottolineare due aspetti:
- esaminando i dati degli ultimi anni, la situazione è sicuramente migliorata, ma restano comunque luci e ombre: i dati positivi non devono indurre ad abbassare la guardia e i dati oscuri devono ricordarci che il livello dell’attività di controllo deve rimanere altissimo.
- siamo convinti che è sempre più importante il ruolo dei RLS e RLST e della loro costante formazione, pertanto plaudiamo a progetti di ricerca come questo che tendono a sviluppare condizioni di lavoro sempre più sicure.